Dedico questa breve nota botanica ai pavesi anziani che praticano ancora il dialetto e qualcosa della cucina povera basata sulle erbe spontanee raccolte nei campi fuori porta.
Iniziamo con il detto “ris e landar, mnestra ad primavera”. La verdura citata (landar o landra) infestava in primavera le colture di cereali non irrigue, quindi escluse le risaie. Il connubio con il riso avveniva solo in cucina con il riso dell’anno prima.
Il landar è una pianta erbacea con foglie divise in circa sei paia di lobi laterali, i fiori hanno 4 sepali verdi e 4 petali e petali gialli lunghi circa 1,4 cm con unghia prolungata ( fig. 1).
Il nome nel dialetto era pronunciato con le a chiuse o, come dice il Galli nel suo Dizionario Pavese-Italiano, incupite. Tra le tante specie usate in cucina questa ebbe la buona sorte diaver destato l’interesse professionale di Giuseppe Moretti, pavese e professore di botanica a Pavia dal 1833 al 1853, il quale riconobbe alcuni caratteri che la distinguevano dalla specie molto polimorfa del Rapanello selvatico (Raphanus raphanistrum). Ritenendo che le differenze fossero sufficienti pose i landar in una specie a se stante, utilizzando il nome volgare per denominarla: Raphanus landra. Questa elezione al rango sistematico fu annunciata dal Moretti nella prestigiosa opera del ginevrino De Candolle, Prodromus Systematis Naturalis Vegetabilis in corso di pubblicazione e in particolare nella prima parte stampata nel 1824, pag. 229. In questa sede il Moretti non motiva la scelta del nome, ma si limita indicare i luoghi in cui cresce: tra i campi di colture annuali (inter segetes),
Forse è inutile dire che questa piccola gloria locale avvenne all’insaputa dei pavesi che continuarono a trattare familiarmente ris e landar, mentre il nome scientifico andava incontro a qualche cambiamento di posizione nell’ordine sistematico. E, per evitare che qualche dubbio resti inespresso, diciamo che i modi di vedere dei diversi botanici che si succedono nel tempo, con motivate ragioni, cambiano, tanto che si potrebbe riassumere il fatto così: “natura fa e i botanici dispongono” (separatamente). Il landar (Raphanus landra Moretti) fu accettato da Comolli nella sua Flora Comense (1847), ma attribuito puntigliosamente a De Candolle che ne aveva ospitato la descrizione, mentre Bonnier & Layens nelle Tavole sinottiche delle piante vascolari di Francia (1894), decisero per il rango di sottospecie [Raphanus raphanistrum subsp. landra (Moretti ex DC.) Bonnier & Layens], mettendo in risalto nella grande variabilità nell’interno del ravanello selvatico e anche la corretta citazione del pavese Moretti, nell’interno dell’opera di De Candolle (DC.).
Sembrano cineserie, ma sono vedute di esperti che tentano di rappresentare le diversità naturali in termini graduati sulla base delle nuove conoscenze scientifiche e, per quanto riguarda i nomi dei descrittori, sono ricordati in modo da poter risalire alle diverse responsabilità.
Per finire, nella Flora d’Italia di Pignatti (1982), vediamo confermata la scelta del Bonnier e deduciamo che il ravanello selvatico ha una stirpe molto diffusa (subsp. raphanistrum) e altre più localizzate tra le quali la sottospecie landra di Moretti, che nell’Italia insubrica specializzata a sopravvivere nei suoli lavorati e non irrigati. Adriano Fiori (1925) nella sua Flora d’Italia, lo declassa al livello inferiore di varietà, ma niente di personale perché ha ignorato in generale il rango di sottospecie, ma ricorda il nome di Moretti, primo descrittore di questa entità.
Potremmo finire qui la storia, ma landar (o landra) cosa vuol dire in pavese? La nostra fonte ufficiale, il Galli, dopo il significato botanico, aggiunge quello umano: landrone, fannullone e come origine probabile ricorda il verbo tedesco landern, bighellonare. Moretti che era nato a Roncaro, a nord-est di Pavia e certamente conosceva la minestra con i landar, ha adottato il nome dialettale per se stesso o anche per i suoi significati che si adattavano al modo di diffusione della specie?